Intervista di Mariangela Della Monica
Edoardo Fleischner, direttore di IF nell’edizione scorsa, è docente di Comunicazione crossmediale all’Università di Milano, consulente scientifico presso RaiNet SpA, autore della web tv “Piazza Enciclopedia” presso enciclopedia italiana Treccani. Per il programma 2013 del Festival segue la tematica del ‘fake’ e dell’identità in rete.
Ci può dare una definizione di ‘fake’?
E’ un termine inglese che ha vari significati, come aggettivo può voler dire falso, contraffatto. Come verbo indica fingere, falsificare, contraffare. Io però vorrei andare oltre, vorrei darne una interpretazione più filosofica, per gradi.
Cioè? Ci spieghi meglio
Beh, sentiamo spesso parlare in rete di furto d’identità, di persone che si fingono altre. Alcune lo fanno per divertirsi tra amici, in maniera innocua come può esserlo un travestimento a Carnevale. Altri mentono sulla propria identità perché vorrebbero essere qualcun altro e lo desiderano talmente tanto da starci male. E qui possiamo parlare di ‘fake’ patologico che può portare alla paranoia e alla malattia mentale. C’è un ultimo grado di ‘fake’ed è quello più truffaldino, il furto d’identità vero e proprio fatto consapevolmente con l’intento di imbrogliare il proprio interlocutore al fine di trarne un qualche vantaggio. Pensi per esempio alle truffe legate all’uso delle carte di credito online. Parallelamente esiste tutto il capitolo del fake legato all’immagine e all’uso/abuso di photoshop.
Come è nata l’idea di portare il tema del ‘fake’ all’Internet Festival?
E’ nato tutto da una chiacchierata con il mio caro amico Vincenzo Susca, docente di Scienze Sociali alla Sorbona e all’Università di Montpellier. E’ stato Vincenzo ad aprirmi gli occhi sul falso fotografico e sull’uso di photoshop. C’è una foto che ritrae un elicottero nell’attimo in cui trascina un militare in salvo, nell’immagine è stato inserito un grosso squalo e sembra quasi che riesca a raggiungere il povero militare. L’immagine è stata fatta circolare in rete con una catena di Sant’Antonio via mail, nella quale si spiegava che la foto era stata scelta dal National Geographic come ‘Foto dell’Anno’. Si trattava ovviamente di un fotomontaggio nato dall’unione della foto del famoso documentarista Charles Maxwell con l’immagine scattata dal militare della US Force Lance Cheung, deputato alla documentazione delle operazioni del corpo armato. Il National Geographic è stato subissato da migliaia di e-mail che chiedevano informazioni sull’inquietante immagine al punto da spingere la redazione a pubblicare una pagina web apposita in cui si decriptava la ‘bufala’.
In quel caso il trucco è diventato più reale del reale. Il ritocco è diventato una verità surreale, onirica.
Da queste provocazioni potrebbe nascere una nuova corrente artistica?
Perché no? Se ci pensa immagini come questa ricordano le opere di Renè Magritte e sono convinto che se Magritte fosse vissuto oggi avrebbe sicuramente sfruttato le nuove tecnologie per estremizzare e testare nuovi modi di fare arte.
Edoardo Fleischner